HomeNotizieDiario11 Maggio 1994 – Il giuramento

11 Maggio 1994 – Il giuramento

Io e Emma Bonino siamo state le due donne che, con tutta probabilità, si sono opposte con più argomenti ai tentativi di introduzione delle “quote rosa” in politica. Non solo perché spesso si trattava di tentativi spot messi in atto da chi, in maniera poco coerente, parlava di emancipazione delle donne in politica ma poi non avviava veri interventi a favore dell’autodeterminazione e dell’indipendenza delle donne, ma anche per rispetto di tutti gli elettori e le elettrici. Personalmente ho sempre considerato lo studio, l’impegno, il merito e l’affetto dei cittadini il giusto mix necessario per fare politica, mentre non ho mai amato le “riserve indiane”, specie quando dedicata alle “mogli di” o “amiche di”.
A parer mio, sono i pensieri e la capacità di tradurre le parole in azioni che qualificano le persone e, in particolare, chi fa politica.

Condivido con voi questa riflessione perché, in questi giorni di gran movimento e gran lavoro, sono riemersi tanti ricordi e molte foto… e anche un tailleur giallo molto particolare.

Si tratta di uno degli abiti più importanti della mia vita!
L’11 Maggio del 1994, giusto 30 anni fa, giuravo davanti al Presidente della Repubblica: ero l’unica donna e ricevevo l’incarico di essere Ministro della Repubblica. Sono molto fiera di quel giorno, di quel risultato, del tantissimo lavoro di ascolto, coinvolgimento e concertazione che ho fatto in quelle settimane e nei mesi successivi. Ancora oggi molti agricoltori – anche tra i tanti che in queste settimane sono saliti nuovamente sui trattori – così come tanti colleghi di altri Paesi europei e tanti imprenditori del settore agroalimentare, si ricordano di quella mia esperienza a difesa della nostra terra, dei nostri prodotti e a sostegno del Made in Italy. Vi devo dire la verità: è molto bello quando le persone si ricordano di te per quello che sei riuscita a fare! Mi capita spesso anche qui nella nostra Lecce, anche tra coloro che non erano ancora nati durante il mio mandato da sindaco: mi incontrano e mi dicono: “con te Lecce ha iniziato a splendere!”
Mi ricordo, in particolare, dei commercianti che mi regalarono delle rose dopo la prima grande pedonalizzazione di Piazza Sant’Oronzo e delle vie limitrofe. Molti ragazzi non lo sanno e, anzi, vengono bombardati da messaggi negativi: “se torna la Poli tornano le auto in Piazza Sant’Oronzo!”.

Ma se sono stata proprio io a promuovere i primi polmoni verdi e perfino gli alberi d’ulivo nel centro storico, con le prime ztl, le zone pedonali e le passeggiate! E anche i primi trasporti verdi! Ho portato i bus elettrici nel centro storico, quando parlare di elettrico era fantascienza. Questi mini bus elettrici erano pensati all’interno di un progetto più complesso, che vedeva il centro storico con ZTL e area pedonale, servita da Bus Elettrici, trasporti in città e parcheggi di scambio. Con me è nata la città che vi vedete attorno. Noi abbiamo “inventato” Belloluogo, il ribaltamento della stazione e le cave-discarica che sarebbero dovute diventare, a valle del concorso internazionale poi avviato da Paolo e vinto dal gruppo di progettazione guidato dall’archistar Alvaro Siza, una cittadella dell’arte e della musica e che oggi, con un bel po’ di ritardo, sono ciò che avete visto.

Tornando all’agricoltura, devo dire che ho sempre pensato che questa sia la più grande fonte di valori che ogni comunità ha a disposizione. L’agricoltura, con la sua varietà di prodotti tipici, rappresenta la nostra più antica radice comune e anche la nostra più forte e viva spranza per il futuro. In questo senso, l’Unione Europea, alla quale troppi governi italiani hanno per troppo tempo consentito di fare tanti errori, ha sicuramente introdotto una strategia fondamentale: “dalla fattoria alla tavola”.

Probabilmente questo è l’obiettivo strategico europeo con il quale mi trovo più in accordo: ho sempre pensato che l’identità sia un valore veramente da tutelare e le produzioni agricole, unitamente ai prodotti agroalimentari tradizionali, sono dei componenti fondamentali dell’identità locale. Nel mio programma troverete anche una particolare attenzione a questi temi, con un riferimento ai mercati locali – che ho già accennato nelle scorse settimane – ma anche con altre iniziative. Mi piacerebbe, ad esempio, che nelle mense dei nostri bambini e nei punti ristoro dei nostri ragazzi, le produzioni locali di qualità trovassero sempre maggiore spazio.

Viceversa penso che politiche punitive, che sembrano varate solo per far soffrire i produttori locali e i rivenditori che operano nei mercati di quartiere – come è avvenuto a Porta Rudiae o a Settelacquare – siano fortemente dannose per la nostra identità e finiscano per agevolare la grande distribuzione delle multinazionali, le quali sono imprese che meritano rispetto per i posti di lavoro che assicurano, ma inevitabilmente tendono a disgregare il tessuto sociale dei centri storici. In particolare il magnifico centro storico di Lecce ha bisogno di tornare grande: basta degrado, basta disastri, basta invivibilità. Credo che questa parte della città non possa essere la Disneyland di visitatori casuali ma debba ritrovare la propria dimensione umana, con negozi di prossimità, botteghe di vecchio e nuovo artigianato, farmacie e alimentari, studi professionali e anche una nuova stagione della movida leccese: rispettosa dei residenti e generosa con le giovani generazioni e con i turisti, che devono essere i nostri cittadini momentanei. Voglio una città viva. Un centro storico bello (e allegro!) nel cuore di una Lecce metropolitana.

Anche di questo parliamo nel mio programma.

Naturalmente, mi piacerebbe dare un ruolo di primo piano alla filiera della sartoria, della gioielleria e dell’alta moda. Ma qui, confesso, emerge anche un po’ di nostalgia. Guardando questo abito ho ricordato una inaspettata chiamata del Presidente Berlusconi che, in un giorno di festa, mentre stava sfogliando un vecchio album di fotografie – gli album di fotografie erano il nostro instagram! – rivedendo la foto di quel giorno, mi chiamò parlandomi del tailleur giallo e di quel primo governo della seconda repubblica, in cui io, giovane donna partita “per caso” da una candidatura in una lista difficile in una cittadina di periferia, diventai l’unica donna del cinquantunesimo governo della Repubblica, con la delega alle risorse agricole, alimentari e forestali. Una bella storia, della quale sono orgogliosa, che mi fornisce l’energia di immaginare, ancora una volta, un sogno realizzabile per i leccesi.

E i sogni, ve lo dico a bassa voce, con me diventano realtà!

p.s. Esprimi un desiderio! 🙂

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Candidato sindaco per Lecce. Innovatrice della politica. Già sindaco di Lecce, Ministro, parlamentare, mamma e nonna 🇮🇹

L'Adriana

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